L’attività del centro antiviolenza

https://youtu.be/BEz0Hn2HjXo

Giovedì 5 maggio alle ore 20,30 presso il Grande Albergo delle Nazioni e su piattaforma Zoom si è svolta la riunione su “L’attività del Centro Antiviolenza”. Sono intervenute la dott.ssa Francesca Bottalico, Assessora alla Città solidale e inclusiva del Comune di Bari e la dott.ssa Marika Massara, Psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice del Centro Antiviolenza dell’Assessorato.

Riunione Interclub promossa dal Rotary Club Bari Ovest con il Rotary Club Bitonto – Terre dell’Olio – e l’Inner Wheel Bari Levante.

Dopo l’apertura della riunione e la lettura delle notizie del Club da parte del consigliere segretario Prof. Carmine Clemente, il Presidente Prof. D’Abbicco introduce il tema e le relatrici della serata. E’ seguito un incontro partecipato su un tema delicato ma di forte impatto e complesso, in quanto la violenza di genere attraversa la vita delle persone in maniera assolutamente trasversale, indipendentemente dalla condizione sociale, dal grado di istruzione e dall’età, vedendo coinvolte già le adolescenti per mano dei propri compagni, anch’essi adolescenti, così come le donne anziane o disabili.

L’Assessora dott.ssa Bottalico, pedagogista con pluriennale esperienza di educatrice di minori a rischio di devianza nei quartieri periferici della città, ha delineato l’esperienza del Centro Antiviolenza, peraltro uno dei pochissimi centri pubblici esistenti sul territorio italiano, ricordando anche la sua attività quale operatrice di prima accoglienza del centro Albachiara, prima struttura comunale di contrasto alla violenza che prendeva il nome da Alba e Chiara, vittime di femminicidio in quegli anni.

L’attività del Centro, frutto di un impegno -anche politico- che negli ultimi venticinque anni è cresciuto senza soluzioni di continuità, oggi riguarda sia il contrasto alle violenze, sia l’attività di reinserimento e restituzione/ricostruzione del vissuto delle donne accolte.

Il Centro si avvale di specialisti di alta professionalità che operano per la tutela e protezione delle vittime delle violenze, fornendo sostegno psicologico, assistenza legale, accompagnamento all’ascolto ma anche supporto per recuperare o costruire competenze che possano garantire una indipendenza economica.

La difficoltà di denunciare la violenza può derivare, infatti, oltre che dalla paura o dalla vergogna personale e sociale, anche dalla mancanza di autonomia economica, che blocca emotivamente e materialmente la reazione delle vittime, molto spesso non in grado di provvedere al sostentamento proprio e della prole.

L’attività del Centro non dimentica, inoltre, la fondamentale azione di educazione alle differenze e al superamento degli stereotipi, con attività che vengono svolte già nei centri ludici della prima infanzia: prima si interviene e prima si agisce il cambiamento.

La Dott.ssa Massara, psicologa-psicoterapeuta e già giudice onorario minorile, ha invece focalizzato l’attenzione sulle attività concretamente svolte dal Centro Antiviolenza, che opera, anche contemporaneamente, su molteplici piani.

Ogni intervento parte dall’ascolto “non giudicante” della donna che chiede aiuto, un ascolto che le consenta di aprirsi e raccontare la propria storia senza il timore di non essere creduta; cui segue una analisi del rischio, con individuazione immediata del programma di intervento per la tutela e protezione, che può comprendere anche la richiesta di un divieto di avvicinamento o l’inserimento in strutture protette o case rifugio.

Il centro fornisce consulenza legale con avvocati specializzati e l’accompagnamento alla denuncia, per supportare le vittime già nella prima fase di rappresentazione alle forze dell’ordine della violenza subita, della sua evoluzione e durata nel tempo, e dei conseguenti stati di angoscia e paura vissuti.

Al contempo, viene fornito sostegno psicologico in quanto una vittima di violenza, specie se di lungo corso, è una persona che ha visto minare la propria incolumità fisica ma anche la propria autostima, che non crede più in sé stessa a causa delle umiliazioni e vessazioni subite e del trauma emotivo.

Terminato lo stato di emergenza si avvia la seconda fase di intervento, che consiste in un percorso di reinserimento sociale e lavorativo, che può essere agevolato, anche in maniera “creativa”, ad esempio, dalla frequenza di corsi laboratoriali per l’acquisizione di nuove competenze per favorire l’occupazione, o dallo stanziamento di sussidi come le “borse alloggio” per l’iniziale pagamento dell’affitto o delle utenze, o anche da esperienze di co-housing tra donne per una condivisione delle spese ma anche della socialità.

Una attività complessa, quindi, che richiede un duplice impegno: il lavoro di ricostruzione ed evoluzione da parte della donna vittima di violenza, per spezzarne il ciclo e superare copioni che si replicano tra le generazioni che la violenza l’hanno vissuta o agita; e il lavoro di formazione positiva ed inclusione da parte della società, di tutto noi.

Numerosi gli interventi e le domande poste alle relatrici, che hanno sottolineato l’importanza della vicinanza da parte della comunità, e come aiutare ad acquisire consapevolezza del fenomeno ed imparare a leggere gli indicatori della violenza possa aiutare a salvare una vita. La riunione si chiude dopo l’intervento del prof. A. Quaranta, Assistente al Governatore.

Sintesi a cura della responsabile del club per i temi etici, Avv. Marina Pietropoli.